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Roma, 22 marzo 2006
BOATO: QUESTO DIVIETO E’ UN ERrORE.
OGNI LISTA HA DIRITTO A MANIFESTARE

La lotta al fascismo non può trasformarsi in una logica di polizia
dal Corriere della Sera di mercoledì 22 marzo 2006

Marco Boato non assolve la Fiamma Tricolore. E capisce bene le «preoccupazioni» di Sergio Cofferati. Ma, secondo l’esponente dei Verdi, «una volta che una forza politica, anche se purtroppo neofascista, si presenta legittimamente alle elezioni, non è immaginabile vietare che faccia la sua campagna». E ancora: «La lotta al fascismo non può trasformarsi in una logica di polizia».

Non ha le sue ragioni il sindaco di Bologna quando teme che possano riprodursi nella sua città gli incidenti di Milano?
«Condivido pienamente le paure di Cofferati, la possibilità che possa ripetersi a Bologna uno scenario milanese, gravissimo sia per le violenze registra te la mattina, sia per l’apologia del fascismo a cui si è assistito nel pomeriggio durante la manifestazione di estrema destra. Ed è paradossale che quest’ultima sia stata messa in secondo piano dalle violenze della mattina».

Colpa di chi?
«Emerge in modo pesante la responsabilità della Casa delle Libertà di avere accettato al suo interno forze politiche che si richiamano esplicitamente all’eredità del fascismo».

Ma allora ha ragione Cofferati.
«Sul giudizio espresso sulla Fiamma Tricolore ha perfettamente ragione. Peccato però che si tratta di una forza politica che si è presentata alle elezioni: non è possibile vietarle il diritto a manifestare democraticamente le proprie idee. Sottolineo democraticamente. Perché, una volta concesso il permesso, sta al ministro dell’Interno Pisanu, al questore e al prefetto di Bologna impedire che l’esercizio di questo diritto non si trasformi in apologia di fascismo o in aperta violazione della legge Mancino».

La manifestazione della Fiamma non può quindi essere vietata?
«Sta al questore decidere. Ma come potrebbe da o che si tratta di un diritto costituzionalmente garantito? Altra cosa è ribadire la necessità che le forze dell’ordine vigilino sul clima di una campagna elettorale sempre più incandescente. Cosa giusta, ma che non può scalfire il principio generale».

In che senso?
«Ho passato la mia carriera di parlamentare ad affermare che nulla può giustificare leggi speciali, neanche la lotta al terrorismo. Nessuna deroga quindi a questo principio: la giusta barriera da porre al fascismo non può trasformarsi in una logica da Stato di polizia».

 

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